Parco degli Acquedotti, scrigno di tesori tra sport e cultura

Arrivare a Roma in treno da sud, per un viaggiatore può trasformarsi in un’esperienza sorprendente. Basta infatti guardare fuori dal finestrino, e di colpo ci si immerge in un’atmosfera sospesa nel tempo, specie al tramonto, quando come un miraggio entrano in scena le maestose arcate dell’acquedotto Claudio e dell’acquedotto Felice, stagliandosi controsole in tutta la loro suggestiva ed evocativa bellezza. Un’immagine ormai iconica che ha fatto il giro del mondo e che rappresenta al meglio il magico fascino che avvolge una città dalla millenaria esistenza come Roma.

Ricchissimo di storia, il parco degli Acquedotti è un’ampia distesa di verde che si estende per oltre duecento ettari tra il quartiere Appio Claudio e la linea ferroviaria Roma -Napoli. Il parco deve il suo nome alla presenza d’imponenti resti del sistema idrico di sette degli undici acquedotti che rifornivano Roma antica: Anio Vetus (sotterraneo), Marcio, Tepula e Iulia, sovrapposti, Claudio e Anio Novus (sovrapposti). A questi si aggiunge l’acquedotto Felice, che fu costruito in epoca rinascimentale dal papato e ancora oggi impiegato per l’irrigazione.

Nel 1986, a fronte di un crescente degrado e del rischio di speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono un Comitato per la salvaguardia del parco e nel 1988 riuscirono a far inserire l’area degli Acquedotti nel Parco regionale dell’Appia antica. Oggi il parco è uno dei polmoni verdi della città, una preziosa porzione di natura incontaminata, che offre percorsi archeologici, naturalistici e sportivi in un contesto più unico che raro. E non a caso è l’area più amata e frequentata dell’intero parco regionale.

Un dono degli dei

L’acquedotto Claudio oltre ad essere il meglio conservato, è considerato il più importante per varie ragioni, a cominciare dall’utilizzo di tecnologie per costruirlo decisamente all’avanguardia per l’epoca. Per realizzarlo fu impiegata moltissima mano d’opera e furono spese cifre astronomiche. Oltre 350 milioni di sesterzi. Qualcosa come 230 milioni di euro attuali! Di sicuro è stata un’opera pubblica di fondamentale importanza, sia per la sua efficienza che per la crescente necessità idrica di una città in continua crescita. La costruzione fu iniziata sotto Caligola e fu terminata dall’imperatore Claudio da cui il nome.

Altra struttura imponente e ricca d’acqua, era l’Acquedotto Marcio che, a differenza degli altri, non attingeva dal fiume Aniene, bensì da sorgenti di acqua pura. “Clarissima aquarum omnium” era il giudizio di Plinio il Vecchio per definire l’acqua, celebrata come la migliore in assoluto tra quelle di Roma. – Un dono degli dei – Per la sua purezza, si usava mescolarla col vino e il poeta Tibullo ne paragonava il “sapore” a quello che la compagnia delle Ninfe dava alla vita di Bacco in amore!

Tra storia, mito e leggenda

Oltre agli acquedotti, nell’area del parco, incastonati nel verde, sono presenti molti altri resti archeologi: la cisterna di Villa delle Vignacce, il Casale del Sellareto, la Tomba dei cento Scalini. Di grande interesse è la Villa dei Sette Bassi, una vasta area archeologica che ospita i resti di una delle più grandi e magnifiche ville romane, realizzata verso la metà del II secolo. Nei dintorni della villa ci sono ruderi di abitazioni rurali, magazzini, templi e cisterne. La discreta conservazione e l’estensione delle rovine fecero ritenere l’intero complesso una città a sé stante tanto che in passato l’area fu chiamata Roma Vecchia. Durante la seconda guerra mondiale le strutture furono seriamente danneggiate nel corso del bombardamento eseguito dall’aviazione britannica nel 1944 per colpire Cinecittà. Al momento l’area è visitabile solo su richiesta o in occasione di aperture straordinarie.

Non distante, presso via della Caffarella c’è un monumento detto Tempio del dio Redicolo, cioè del Dio del Ritorno, che proprio in quel punto avrebbe persuaso Annibale a non attaccare Roma. Sulla collina adiacente sono rimasti tre vecchi alberi, ultime tracce di quello che era considerato il bosco sacro della ninfa Egeria, la leggendaria ispiratrice del re Numa Pompilio, che elaborò le leggi e il calendario di Roma antica.

Sport, natura e cultura

L’orario di apertura del parco è dall’alba al tramonto e l’ingresso è libero. È possibile accedere ai siti archeologici con visite libere o guidate, su prenotazione. I visitatori possono usufruire di percorsi per jogging, mountain bike e presso i tanti punti informazione è disponibile il noleggio biciclette. Calcio, tennis, rugby e golf possono essere praticati presso alcuni impianti sportivi privati dislocati nei dintorni. E per chi ama il cibo biologico, sono presenti anche aziende agricole e di allevamento dove è possibile acquistare ottimi prodotti locali. Insomma, una visita del parco è una tappa irrinunciabile per chi vuole concedersi impagabili momenti di totale relax lontano dal traffico e dalla concitazione della città, tra monumenti, strade antiche, sentieri costeggiati da ruscelli, alberi e pascoli. Un appassionante e indimenticabile viaggio alla scoperta delle meraviglie di Roma d’ieri e di oggi.

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